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QUALITY MANAGER: figura chiave per una strategia di sviluppo bug free

 

Alessandro Castrucci è uno dei Quality Manager con più storia in AppQuality. Per questo oggi condivide la propria esperienza maturata grazie a più di 250 progetti seguiti gestendo oltre 4.000 tester provenienti da tutto il mondo.

1) Il perfetto Identikit del Quality Manager: che caratteristiche deve avere per rispondere alle esigenze delle aziende clienti?

Il Quality Leader in AppQuality è una figura manageriale, con spiccata sensibilità di prodotto. Il suo compito è quello di comprendere le necessità, spesso implicite, del cliente e strutturare la campagna di test più adatta alle sue esigenze. Non sempre infatti le problematiche sono già evidenti e chiare, per cui si organizza una sequenza di test dalle caratteristiche differenti per far emergere i punti di debolezza e le possibili evoluzioni del prodotto. Una volta definita la struttura di test, si occupa della sua organizzazione: dalla selezione dei tester alla redazione del manuale di test. Durante lo svolgimento della campagna è suo compito analizzare tutte le segnalazioni per verificarne la completezza e l’aderenza agli obiettivi di progetto, successivamente analizza ed elabora quanto emerso per creare un report finale da condividere e presentare al cliente. Non è necessaria una pregressa esperienza di testing, anche se è di aiuto, fondamentale è la capacità di lavorare organizzando al meglio le singole attività che spesso si sovrappongono su più progetti contemporaneamente senza mai perdere il focus, ovvero la soddisfazione del cliente.

2) In un progetto di Crowdtesting quando è bene coinvolgere il Quality Manager?

Il Quality Manager è il responsabile della qualità dei risultati, è quindi suo compito organizzare tutta l’attività per fornire al cliente i risultati nella maniera più chiara, completa e actionable possibile. Rispetto ad un Project Manager la sua sfera di azione va oltre la gestione del progetto da un punto di vista economico e temporale ed entra anche da un punto di vista consulenziale per capire quali servizi potrebbero essere necessari per il cliente. Inoltre conosce a fondo l’attività dato che deve gestirne puntualmente tutte le segnalazioni; unisce quindi una visione di insieme ad una conoscenza di dettaglio della campagna di test.

3) In questi anni la Trasformazione Digitale e soprattutto l’avvento di quella che possiamo definire la Mobile Generation, ha fatto emergere nuove esigenze in aziende e organizzazioni. Come il Crowdtesting può essere di supporto?

Flessibilità, ridotti tempi di esecuzione, supporto decisionale: questi ritengo siano i punti di forza del Crowdtesting rispetto al testing più classico. L’evoluzione tecnologica ha comportato una digitalizzazione dei processi che ora non hanno più un perimetro distinto tra fisico e digitale. Se prima, ad esempio, una banca poteva avere precisa sensibilità sul processo di acquisizione del cliente perché era obbligato ad entrare in filiale, oggi invece lo stesso cliente ha la possibilità di aprire un conto e gestirlo senza essere mai stato in banca. E come può quindi l’azienda conoscere il sentiment dei propri clienti? Come può verificare che un flusso digitale sia efficace, chiaro e immediato? Il Crowdtesting permette di adeguarsi agilmente alle necessità degli utenti, abbattendo i tempi di set-up a pochi giorni e fornendo risultati fondamentali per prendere decisioni di merito.

4) Avendo Seguito progetti di Crowdtesting nei settori più disparati, puoi indicarci quali sono i settori maggiormente all’avanguardia nell’ambito del testing?

Difficile definire un settore in quanto è la sensibilità dei singoli decision maker aziendali che influenza l’attenzione verso il testing. Sicuramente il sistema bancario è stato uno di quelli più interessati dall’evoluzione digitale, e per motivi di regolamentazione è obbligato a verificare il corretto funzionamento di tutti i suoi processi e quindi investe in testing. Tuttavia credo che siano gli e-commerce quelli che stanno più comprendendo l’importanza del testing come strumento di supporto alla definizione dei processi aziendali: sfruttano il test come un focus su possibili evoluzioni e non come un rigido check di funzionalità.

5) Il Crowdtesting è una metodologia adottata anche da diversi enti della Pubblica Amministrazione, ci racconti come questo settore si sta muovendo?

La pubblica amministrazione, più di ogni altro settore, soffre di due problematiche specifiche: fornitori unici e complessità di processo. Nel primo caso questo può portare al dover usufruire di un fornitore non polivalente o adeguato alle necessità specifiche del nuovo servizio da implementare, e questo può portare ad una bassa qualità del prodotto digitale. Nel secondo caso, la pubblica amministrazione vive di processi complessi, di responsabilità distribuite tra più enti, di più stakeholders per singole attività e la loro integrazione comporta spesso la creazione di processi farraginosi, dove in caso di blocco non è chiaro a chi e come fare riferimento. Il crowdtesting permette, nel primo caso, di fare un check qualitativo ed indirizzare gli sviluppi volti a risolvere le problematiche emerse, nel secondo caso di analizzare un processo nel suo insieme e non come somma di singole attività, per capire dove l’utente si può bloccare e perché. Il nostro compito è anche poi quello di spiegare “come” risolvere il problema e aiutare il cliente a migliorare il prodotto.