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Da Tester a Developer: la storia di Alessandro Giommi

Scritto da Laura Villa | 12-mag-2020 13.56.00

In AppQuality, ci accertiamo ogni giorno, grazie anche al lavoro dei Quality Leader, che ogni tester dia il massimo e che sia sempre garantito un alto livello di attenzione sulla qualità. 

A testimonianza della nostra filosofia "Tester First", abbiamo intervistato Alessandro Giommi che, riconosciuto come uno dei migliori tester della nostra community (dal 2017), oggi è Developer di AppQuality.

Da quanto tempo sei un tester e perché hai deciso di diventarlo?

La mia carriera come Tester è nata probabilmente per caso nel 2017, quando alla chiusura di un’altra piattaforma di guadagno online ho avuto modo di scoprire questa realtà che affrontava temi coerenti con i miei interessi e con gli studi che stavo facendo.
Ho iniziato a partecipare alle prime campagne di test molto più per divertimento e voglia di conoscere cose nuove, piuttosto che come opportunità di guadagno. Dopo le prime campagne ho avuto però modo di conoscere, anche qui assolutamente per caso, un altro Tester che invece aveva partecipato a molte più campagne di me ed era tra i primi nella classifica. È stato proprio in quel momento che ho iniziato a capire davvero le potenzialità del lavoro da Tester, così ho iniziato a partecipare a sempre più campagne, segnalando un alto numero di bug per salire in classifica come obiettivo personale. Dopo poco tempo mi sono reso conto che questo lavoro mi risultava assolutamente semplice e spontaneo ed ho iniziato ad affezionarmi molto presto ai Quality Leader anche se non li avevo mai visti, tanto che in certe settimane non vedevo proprio l’ora che mi arrivasse un invito ad una campagna, ritrovandomi a monitorare spesso le mail.
Col senno di poi, la mia avventura è stata un mix di coincidenze, che nel giusto momento della mia vita mi ha portato a diventare uno dei migliori Tester e da più di un anno un membro del Team di AppQuality.

Come sei passato dall’essere un tester AppQuality a Developer?

Per caso, forse AppQuality è sempre stata parte del mio destino. Mi spiego meglio…
Ero in procinto di laurearmi in Ingegneria Informatica e mi trovavo sul punto di accettare una tra le proposte lavorative che mi erano state sottoposte negli ultimi tempi, quando Facebook volle mostrarmi un post di Luca Manara (CEO di AppQuality – che avevo tra gli amici) in cui si parlava di alcune posizioni aperte a Cremona. Non ricordo precisamente cosa ho pensato in quel momento, ma dopo pochi minuti avevo già inviato la mia candidatura, pensando che non avrebbe avuto un seguito e che avrei comunque accettato nel giro di uno o due giorni un altro lavoro.
Tutto è cambiato quando in poche ore ho ricevuto una risposta da Matteo Toto (CTO di AppQuality) cui sono poi seguite più e più telefonate ed un colloquio ufficiale (mezz’ora prima della cerimonia di Laurea per giunta) dopo il quale ho deciso di trasferirmi per iniziare questa avventura.

Nel tuo ruolo di Developer quanto è importante la tua esperienza come tester? In che modo ti capita di metterla in pratica?

Ritengo che la mia esperienza come Tester sia decisamente fondamentale nel mio lavoro nel Team di Sviluppo. La cosa che ho amato di più da quando ho iniziato a lavorare come Developer è stata la possibilità di utilizzare le mie personali tecniche di Testing (affinate nel tempo) e successivamente poter risolvere in modo diretto tutti i problemi che avevo modo di riscontrare, direttamente sulle nostre piattaforme.

Come vedi il futuro del Crowdtesting?

Penso che il Crowdtesting oggi sia fondamentale sotto molti aspetti, tanto lato funzionale, quanto lato esperienziale, per risolvere tutti quei problemi che impediscono agli utenti di utilizzare degli strumenti che contribuiscono al loro benessere.
Ritengo che la necessità di applicare il Crowdtesting crescerà sempre di più negli anni, quando l’evoluzione digitale ci porterà a considerare i bug di applicazioni e siti delle vere barriere architettoniche, che rischieranno di impedire agli utenti di usufruire di servizi fondamentali, discriminandoli in rete sulla base dei dispositivi che utilizzano, della loro rete mobile o del sistema operativo cui sono più legati.

 

 

 

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